La buona prassi di un’apposita app di insegnamento della lingua italiana, raccontata per Fai Cisl (agroindustria) da un rappresentante territoriale dei lavoratori per la sicurezza del Veronese: un progetto che contribuisce non solo all’integrazione dei lavoratori stranieri ma anche alla prevenzione di infortuni e malattie professionali. La richiesta di una nuova cultura della sicurezza come leva per rendere il settore delle costruzioni anche più sostenibile e attrattivo, consegnata da un collega di Filca Cisl Padova e Rovigo. E ancora l’appello, rivolto ai lavoratori da una rappresentante per la sicurezza di Fim Cisl (metalmeccanici) di Vicenza, a “prendersi cura di sé stessi”.
Sono alcune delle testimonianze dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali (RLS) e territoriali (RLST) di Cisl Veneto, figure che in questa fase il sindacato ha voluto mettere al centro della mobilitazione nazionale (“Fermiamo la scia di sangue”) avviata a febbraio con numerose assemblee e iniziative nei luoghi di lavoro e sui territori. In oltre 350 si sono riuniti a Padova da Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia per l’Assemblea interregionale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
La tappa veneta fa parte di una vera e propria road map, promossa da Cisl nazionale in diverse città italiane, per rilanciare il ruolo della rappresentanza per la salute e la sicurezza sul lavoro. Un’occasione di aggiornamento e confronto ma anche appunto uno spazio di ascolto, per raccogliere da chi ogni giorno svolge con impegno il proprio ruolo nelle realtà lavorative e a livello locali indicazioni utili a potenziare la prevenzione. Così l’assemblea è stata occasione di avvio anche per i territori del Nordest dell’indagine “IMPAcT-RLS”, condotta da Inail e gestita per Cisl dall’ente di formazione Ial nazionale (Innovazione Apprendimento Lavoro): una ricerca biennale che ha lo scopo di indagare la figura del rappresentante per la sicurezza nei diversi contesti lavorativi, nonché di approfondire le attività svolte, tra diritti riconosciuti o negati, criticità riscontrate e dinamiche relazionali.
da lavoro».
“Sconfiggere gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali è possibile, ma richiede azioni concrete e determinate da realizzare all’interno dei luoghi di lavoro“ afferma Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto.
Temi sempre caldi anche per il Veneto, quelli degli infortuni nel lavoro e delle malattie professionali, a cui la Fondazione Corazzin, centro studi di Cisl Veneto, ha dedicato una ricerca approfondita realizzata partendo dai dati regionali 2023 di Inail e presentata il mese scorso.
La nostra regione ha visto oltre 69.640 infortuni denunciati nel 2023, registrando un’incidenza del 3,15% rispetto agli occupati. 72 sono state le denunce di infortunio con esito mortale, contando una maggiore incidenza tra gli occupati stranieri rispetto a quelli italiani, e vedendo più colpiti le fasce di età dai 55 ai 64 anni, per lo più uomini, e i settori costruzioni, trasporto, agricoltura e manifatturiero; tra i territori più critici il Veronese e il Veneziano.
Numeri che registrano una leggera diminuzione rispetto al 2022, ma con un trend che negli ultimi anni resta ancora comunque troppo lento nel calo, seppure presente. Sempre nel 2023, 158 sono stati gli infortuni riconosciuti che hanno causato medie o gravi menomazioni con impatto irreversibile sulle persone, ossia circa il doppio di quelli con esiti mortali riconosciuti.
Sul versante delle malattie professionali, le denunce sono passate da 3.900 nel 2022 a oltre 4.600 nel 2023, con un aumento del 18,22%.