Sono in crescita i nuovi poveri a causa della perdità del lavoro

0
1305

Il piano veneto di contrasto alle povertà prende le misure della nuova emergenza ‘Covid 19’ e aggiorna interventi e misure. Questo l’obiettivo del confronto promosso dal Tavolo regionale per la lotta alle povertà, Veneto Lavoro, Alleanza contro le povertà, Anci Veneto e gli amministratori dei 21 ambiti territoriali del Veneto (ex Ulss): soggetti pubblici, terzo settore e reti territoriali impegnati a far fronte ai tanti bisogni che la crisi sanitaria, sociale ed economica causata dalla pandemia sta amplificando anche in Veneto.
“Di settimana in settimana – rileva l’assessore alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, che coordina il Tavolo regionale – il mio assessorato sta registrando un crescendo di domande di sostegno economico, non solo nei grandi comuni, ma anche nei comuni più piccoli: dalla spesa alimentare al pagamento di bollette e affitti (fondo di sostegno perle locazioni), dalla perdita del lavoro (in particolari colf e badanti) alla povertà educativa per i minori. Ai servizi sociali territoriali si stanno rivolgendo nuove categorie di persone, che mai sinora avevano chiesto aiuti o sussidi: imprenditori in forte difficoltà economica, colf e badanti, giovani donne che hanno perso il lavoro, famiglie con bambini o genitori separati che si ritrovano senza reddito e impossibilitati a pagare affitto e bollette. Sono i nuovi vulnerabili, persone estremamente dignitose, che sinora non avevano mai conosciuto la dimensione della povertà”.
Il primo fattore di nuova povertà è la perdita del lavoro: in Veneto si registra la perdita di almeno 6 mila posti di lavoro la settimana. Il numero dei disoccupati in Veneto – calcola il direttore di Veneto Lavoro, Tiziane Barone – è destinato a salire velocemente dai 133 mila di fine dicembre ai 180 mila previsti a fine del primo semestre 2020. Da febbraio ad oggi Veneto Lavoro calcola che si siano persi circa 10 mila contratti a tempo indeterminato e 60 mila contratti a tempo determinato, in particolare tra gli stagionali del turismo, del commercio e servizi, delle costruzioni e tra gli operatori della logistica.
Crescono di pari passo le domande di accesso al reddito di cittadinanza: le 62.245 richieste dei primi di febbraio, registrate in Veneto dall’Osservatorio statistico dell’Inps, sono lievitate alle 66.767 della prima settimana di aprile. Di queste, ne sono state accolte 36.561 (circa il 55%), di cui 2.422 tra febbraio e aprile, con un trend evidente in crescita. I percettori di reddito di cittadinanza abili al lavoro in Veneto in questo momento sono 20 mila: di questi 7.113 hanno già siglato un patto per il lavoro, 4.295 sono esclusi, 1.695 sono esonerati, 2.511sono in attesa di convocazione da parte dei centri per l’impiego, 818 sono già stati riconvocati. Dai primi di marzo la Regione Veneto – ricapitola l’assessore – ha anticipato un fondo di emergenza di 9,4 milioni di euro, potenziando tutte le misure di emergenza già attivate contro la povertà e allargandone l’accesso anche prescindendo dalla dichiarazione Isee.