“Avete preso i nostri marchi, non vi daremo le nostre mucche”, “Chi acquista ha il diritto di sapere se quello che compra è veramente fatto in Italia”, “Più trasparenza con l’etichettatura di origine obbligatoria” e “Stop a speculazioni: giusto prezzo per produttori e consumatori”, sono solo alcuni degli slogan-verità che miglia di allevatori hanno portato in piazza ad Udine, la porta d’ingresso di centinaia di milioni di chili di latte straniero spacciato per made in Italy, con l’effetto di abbassare il prezzo pagato ai produttori. Il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte nel passaggio dalla stalla allo scaffale, ma agli allevatori non rimangono neanche quei pochi centesimi necessari per alimentare gli animali. «Stiamo vivendo una situazione paradossale – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – e non possiamo restare a guardare fintantoché l’Europa non si deciderà a porre l’obbligo di etichettatura su tutti i prodotti». Ed a fronte di quanto sta accadendo i produttori si vedono corrispondere per un litro di latte alla stalla un importo che oscilla tra 0,245 e 0,40 euro al litro, che si trasformano in circa 1,50 euro quando il latte viene prelevato dal cittadino sullo scaffale di vendita. «Non può che considerarsi assurdo che un caffè espresso venga pagato ben più di tre litri di latte. – aggiungono – Un equilibrio si può assolutamente trovare in quanto tra produzione e consumi ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto ed onesto».