“Un sostegno in più alle famiglie dei disabili”. Così l’assessore regionale alla sanità e al Sociale Manuela Lanzarin presenta la sperimentazione al via da quest’anno in Veneto nelle comunità alloggio per disabili. Da gennaio una quarantina di comunità alloggio della Regione, strutture autorizzate e accreditate per accogliere in forma residenziale fino a 10 persone con disabilità di grado lieve e intermedio, metteranno a disposizione un posto in più per ospitalità di emergenza o per periodi programmati di durata limitata.
“Se la famiglia che assiste il congiunto disabile si trova ad affrontare una situazione di emergenza imprevista o necessita di un periodo di sollievo dai carichi di assistenza e di cura – spiega l’assessore – potrà rivolgersi ai servizi territoriali delle Ulss che, in base alle specifiche esigenze e alle disponibilità del territorio, potranno organizzare un progetto di accoglienza temporanea in comunità, offrendo così un supporto concreto ai parenti impegnati nell’accudimento e una risposta personalizzata alle esigenze della persona disabile. Il periodo di accoglienza non supererà i 30 giorni, eventualmente prorogabili in presenza di specifiche esigenze, nel rispetto ovviamente degli standard assistenziali e organizzativi previsti per questa tipologia di strutture e alle medesime condizioni economiche previste per gli ospiti permanenti”. Il costo presunto della sperimentazione, qualora tutti i posti aggiuntivi delle circa quaranta comunità alloggio del Veneto fossero occupati 12 mesi l’anno, sfiora il milione e 400 mila euro.
“La disponibilità delle comunità alloggio sarà comunque accertata e verificata dalla Regione – conclude l’assessore – al fine di garantire la qualità dell’accoglienza a tutti gli ospiti, permanenti e temporanei, e di non sovraccaricare gli operatori di assistenza. Se la sperimentazione produrrà gli esiti positivi che ci aspettiamo, saremo in grado di offrire uno strumento in più di sostegno a scelte di domiciliarità e all’impegno di quei familiari, spesso anziani, che si prendono cura in prima persona del figlio o del congiunto disabile”.