Sempre più donne in Veneto si rivolgono ai Centri antiviolenza: il report annuale sull’attività dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio (online nel sito della Regione Veneto) rivela che nel 2018 le segnalazioni sono aumentate del 79 %, passando dai 4733 contatti registrati nel 2017 agli 8464 dello scorso anno. In media, un contatto su tre si traduce in una effettiva presa in carico dalle strutture. Lo scorso anno i nuovi casi presi in carico dai Centri veneti sono stati 2373, 280 in più rispetto al 2017. Tradotto: in Veneto ogni 300 donne residenti una ha preso contatto con un Centro antiviolenza e una ogni 700 è stata presa in carico. “E’ un segnale da seguire con attenzione – commenta l’Assessore regionale al sociale, Manuela Lanzarin, “quest’anno, con una variazione del bilancio regionale, abbiamo assegnato 100 mila euro in più alla rete delle strutture antiviolenza, portando così la posta complessiva a 600 mila euro. Sono risorse regionali che, integrate ai fondi statali per strutture e attività formative/sensibilizzazione, garantiscono un supporto indispensabile al lavoro continuativo dei Centri antiviolenza e relativi sportelli e delle Case rifugio”. La strutture attive in Veneto per contrastare la violenza contro le donne e accogliere e proteggere le vittime sono salite a 44 (22 centri antiviolenza e 22 case rifugio), con l’apertura di un nuovo centro antiviolenza a Legnago e di tre case rifugio nelle province di Verona, Treviso e Padova. Altri due Centri antiviolenza sono in fase di avvio, ad Asiago e a Cogollo del Cengio, e una nuova Casa rifugio aprirà presto ad Asolo. La provincia con maggiore copertura territoriale è Venezia, con 6 strutture attive e 3 sportelli, seguita da Padova (4 centri e 5 sportelli territoriali). I finanziamenti pubblici in media riescono a coprire più del 70 per cento del costo totale delle strutture. I percorsi delle donne presso i Centri antiviolenza durano in media un anno e mezzo e in due casi su tre giungono a termine. Quelli di ospitalità e reinserimento nelle Case rifugio durano in media circa tre mesi e nel 50 per cento dei casi consentono alle donne di acquisire una loro autonomia. A rivolgersi ai Centri antiviolenza sono in prevalenza le donne italiane (67%), coniugate o conviventi (59%), con un grado di istruzione medio alto (64%) e con un lavoro ( 52%), quasi sempre con figli (68%). In sei casi su 10 i figli sono testimoni delle violenze, e quindi a loro volta vittime da assistere e proteggere. Le donne riferiscono agli operatori dei centri di essere vittime in prevalenza di violenze psicologiche (50,6 % delle segnalazioni) e di violenze fisiche (37,5%). Ma solo in un caso su 3 si rivolgono ai servizi di Pronto soccorso (754 accessi su 2110 violenze subite) e solo una su quattro prende il coraggio di denunciare la violenza alle Forze dell’Ordine. Percentuale invariata negli anni, nonostante il continuo aumento delle segnalazioni ai Centri antiviolenza.